A ridosso della foce del fiume Po esistono luoghi immersi nella quiete. Sono paesaggi avvolti nel silenzio e intrisi di enorme fascino. Qui si coglie l’essenza di un territorio plasmato dall’acqua e governato dalla natura. Il grande scrittore polesano Gian Antonio Cibotto affermò, infatti, che nel Delta l’esattezza geografica non è che un’illusione. Con questo itinerario ve lo dimostreremo inoltrandoci alla scoperta di Scano Boa e di un paesaggio antico dove il tempo sembra essersi fermato.
Si parte per Scano Boa, l’isola che non c’era
Pila è l’ultimo paese che si incontra prima della foce. Da qui si può partire navigando sul tratto di Po della Pila e lungo la cosiddetta Busa Dritta. Sulla sinistra si scorge l’isola della Batteria. Riserva naturale regionale dal 1977, la Batteria, inizialmente, è bonificata per la coltivazione del riso. Successivamente diviene valle da pesca. In seguito alla subsidenza causata dall’estrazione del metano l’uomo abbandona completamente l’area. Gli edifici, un tempo abitazioni e magazzini, si presentano, infatti, come ruderi semisommersi creando un paesaggio surreale.
Si arriva, poi , alla Laguna del Basson. Quest’area lacustre è davvero adatta ad un’esplorazione in canoa. Solo così ci si può spingere in una zona detta Mula composta da vari isolotti e da un canneto. Si può scendere, inoltre, sullo scanno più a nord del Basson e attraccare al pontile di Scano Boa, l’isola che non c’era.
Scano Boa, luogo di ispirazione di scrittori e registi
Scano Boa è un luogo simbolo del Delta del Po. In questa lingua di terra vengono ambientate le storie dell’omonimo libro di Gian Antonio Cibotto. Il romanzo dello scrittore rodigino spiega come Scano Boa fosse un luogo determinante per le comunità di pescatori locali. Prima di uscire a pescare, essi trascorrevano qui le notti. Da queste vicende è nato il film di Renato Dall’Ara Scano Boa (1961). È sempre Cibotto a ispirare il regista Giancarlo Marinelli che nel 1996 gira Scano Boa dannazione. L’isola è stata anche set del 6° episodio di Paisà di Roberto Rossellini che ricostruisce una dolorosa pagina di storia partigiana. Sembra che a Scano Boa siano state ambientate anche delle scene de La donna del fiume di Mario Soldati. Ora è un luogo incontaminato e selvaggio. L’unica traccia dell’uomo è costituita dagli ultimi casoni, tipiche costruzioni di canne utilizzate da pescatori e cacciatori.
Il faro di Punta Maistra vigila su Scano Boa
A Punta Maistra si erge un suggestivo faro. È noto che la visione di questo guardiano del mare affascinò il grande poeta Eugenio Montale. Cibotto ricorda, infatti, che lo accompagnò a visitare i luoghi dove erano ambientati i suoi racconti. Salito sul faro di Punta Maistra Montale iniziò a cantare strofe di romanze. Cibotto scrive: “Io e sua moglie, in silenzio, assistevamo incantati a quel concerto di una voce in cielo accompagnata dal vento del delta, che finiva nel mare“. Prima della seconda Guerra Mondiale esisteva un faro a Pila costruito nel 1885 demolito dalle truppe tedesche in ritirata. Si costruì, quindi, a Punta Maistra un nuovo faro. Pila si era, infatti, allontanata dal mare in quanto si era generata nuova terra. Il faro è ancora funzionante ed è di proprietà della Marina Militare.
Il relitto di una nave giace immobile sommerso dalle sabbie del fiume Po
Il 12 febbraio 1944 la nave traghetto San Giorgio, costruita a Trieste nel 1914, naufraga davanti a Punta Maistra. Si racconta che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la Marina tedesca requisì la San Giorgio. Le venne affidato il compito di svolgere un servizio di pattugliamento, facendo la spola tra Venezia e Ancona. Una violenta mareggiata di bora la sorprese proprio alle foci del Po. Il comandante della San Giorgio, per mettersi al riparo dalla burrasca risalendo il fiume, azzardò una pericolosa manovra. Purtroppo la nave rimase incagliata sul basso fondale, rimanendovi insabbiata e semisommersa.
L’equipaggio si portò in salvo sulla spiaggia del cosiddetto Scano della Mula (oggi Scano Boa), non prima però di aver contattato via radio il vicino comando tedesco chiedendo aiuto. Alcuni giovani di Pila vennero, poi, costretti ad immergersi nelle acque gelide per recuperare tutto il carbone dalla stiva della San Giorgio. Il relitto divenne il bersaglio quasi quotidiano del famoso aereo Pippo. Con il passare del tempo il relitto sprofondò nell’alveo del fiume. Si dice che nei primi anni ’60 del Novecento affiorasse solo il cannone. In una scena notturna del film Scano Boa di Renato Dall’Ara, difatti, è chiaramente visibile il cannone affiorante ricoperto di alghe e incrostazioni. Nel 1967 il cannone venne distrutto con cariche esplosive dagli artificieri della Marina Militare. Il relitto della nave San Giorgio giace ancora immobile sul fondo del Po.