Valliera e San Rocco: un legame di fede e di tradizioni

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Nobiltà veneziana e la protezione di San Rocco: Valliera una storia stupefacente

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Anche Valliera, come Cà Emo sembra avere un forte legame con la nobiltà veneziana. Pare, infatti, che il nome derivi dall’antica famiglia Valier, proprietaria di vaste campagne in Polesine. L’abitato sorse nel XVII secolo per dare corso alla bonifica dell’area. Il territorio era, appunto, a margine dell’antica valle di Mezzana e delle Valli di Adria. Era precedentemente indicato come Villa San Pietro, ma popolarmente detto Cengiaro dal nome del canale presente in quella zona. Sembra risalire, invece, alla fine del 1600 la denominazione la Valliera. Da secoli la popolazione di Valliera è legata alla figura di San Rocco.

stemma della Famiglia Valier

La presenza di un antico oratorio dedicato a San Rocco

Il N. H. Ottaviano Valier , nel 1658 cita nel suo testamento un oratorio presente in questa località. Infatti, in occasione dell’epidemia di peste del 1630, si era costruito un edificio religioso intitolato a San Rocco.  Tale Santo pellegrino e taumaturgo è invocato proprio come protettore dal terribile flagello della peste. Il bene passò poi ai Priuli, altra famiglia patrizia della Serenissima. Tutto ciò è  documentato in un resoconto stilato nel 1749 dal vescovo di Adria Trevisan-Suarez, che, a seguito della visita pastorale, si lamentò delle condizioni disastrose dell’oratorio. Nel 1716, venne permesso di erigere un nuovo oratorio al posto di quello ormai fatiscente. Terminato nel 1725, a ridosso dell’argine sinistro dell’attuale Canalbianco, venne solennemente benedetto dal vicario generale Mecenate, su incarico del vescovo della Diocesi di Adria Antonio Vaira.

Oratorio San Rocco Valliera

Oratorio San Rocco di Valliera

Il culto di San Rocco

La venerazione di Rocco da Montpellier, vissuto nel 1300, inizia a diffondersi con il proliferare delle epidemie di peste. Lo stesso Santo ne venne a contatto da bambino nella sua città natale, da ragazzo nel 1361 e successivamente in Italia nel 1367-1368. Pare che Rocco si occupasse dei malati di questa terribile malattia e molti di loro guarissero inspiegabilmente. Il 16 agosto, anniversario della sua morte, è diventato il giorno di festa del Santo. San Rocco è raffigurato insieme a un cane. Si narra, infatti, che al Santo appestato, un cane provvide quotidianamente a portargli come alimento un pezzo di pane sottratto alla mensa del suo padrone. Anche a Valliera, ogni 16 agosto, si ripete il rito della processione della statua del Santo e della Sagra di San Rocco. Secondo una tradizione popolare, a Valliera si venera San Rocco perché nella scarpata dell’argine venne rinvenuta una statua del Santo.

La statua di San Rocco di Valliera

A Valliera la tradizione del Saso

La tradizione sembra esistere solo a Valliera. In nessun altro paese in cui si veneri San Rocco si riceve un cordoncino colorato da mettere al polso come oggetto di devozione e di protezione dalle malattie. Questo cordoncino è detto saso. Due appassionati di storia locale forniscono due differenti interpretazioni.  Paolo Rigoni spiega che il saso prende il nome da sazum, un anello usato dai pescatori e pescivendoli adriesi. Questo anello serviva a selezionare il pesce determinandone l’esatta dimensione. Aldo Rondina, invece, ipotizza che il saso derivi dal latino sagum ovvero corto mantello o rocchetto usato dagli schiavi. Da qui deriverebbe anche la parola saio ovvero veste povera. Sembra che il saso fosse distribuito anche in Cattedrale durante le ricorrenze quinquennali della B.V. del Rosario.

Valliera Processione 2

San Rocco portato in processione e festeggiato anche a tavola

La piccola statua raffigurante San Rocco di Valliera portata in processione sembra sia stata al centro di una disputa tra Vallieranti e Curia Adriese. Qualche anziano racconta la statua fosse stata portata ad Adria per un restauro dopo il danneggiamento della stessa a causa di un incendio in Chiesa. La statua restaurata venne trattenuta ad Adria, mentre a Valliera si decise di portarne un’altra. Fu la classica scintilla che fece scoppiare la rivolta dei Vallieranti, che se la presero addirittura con il Vescovo, finché che la loro statua non fece ritorno in Chiesa. La festa di San Rocco si festeggiava anche a tavola. Era quasi d’obbligo, infatti, mangiare un bel piatto di tagliatelle in brodo e l’anatra, risparmiata e ingrassata proprio per il giorno di San Rocco. A riprova del pasto sostanzioso, qualcuno era solito girare per il paese con una tagliatella nel taschino in bella vista.

L’attuale chiesa di Valliera e l’antica chiesa di San Rocco  ora auditorium

Santuario Madonna dell’Autista di Valliera

La settecentesca chiesa di San Rocco oggi è di proprietà privata. Recuperata dalla società Cultour San Rocco turismo e cultura di Paolo Bordin, è utilizzata come auditorium, sala concerti, conferenze, luogo per mostre. L’attuale Chiesa di Valliera è collocata lungo la Strada Statale Adria-Rovigo ed è dedicata alla Madonna dell’Autista. Realizzata negli anni ’70 è progettata dall’architetto Giovanni Cerutti di Mestre. Le strutture portanti del tempio sono in cemento armato. La copertura del tipo a vela, si presenta come un tendaggio sostenuto alle estremità da due massicci portali di calcestruzzo a vista.

Auditorium San Rocco

Nobiltà veneziana e la protezione di San Rocco: Valliera una storia stupefacente ultima modifica: 2018-12-18T14:33:26+01:00 da Letizia Guerra

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