Dell’ostinazione dei rodigini si è già detto. Che questa abbia avuto una durata di secoli, occorre ammetterlo, ha dello straordinario. Adria è città preziosa per Venezia e lo sarà fino al crepuscolo della Serenissima. Lo è, evidentemente, più dell’attuale capoluogo di provincia. Difatti, i tentativi di Rovigo di primeggiare e di appropriarsi di privilegi e benefici che non gli spettano, vengono tutti respinti. È un’altra guerra, quella che filtra dalle righe dell’avvocato Mutinelli. Una guerra di carte bollate, che gli è congeniale. È scontro che, in collaborazione con Bocchi e Lupati, affronta scendendo in campo aperto. Gli adriesi ci mettono la faccia. I rodigini preferiscono, nel 1798, colpire nell’anonimato.
Il Vescovo è solo di Adria
Tutti sanno quanto gli adriesi siano legati alla loro Diocesi. È legame che difendono con i denti (o, meglio, con i sassi) anche agli inizi del ‘900. È proprio quel nervo delicato che i rodigini tentano di colpire in quegli anni del XVIII secolo. In quel periodo, così come oggi, il Vescovo può risiedere a Rovigo per suo comodo. I rodigini, dunque, pensano di poter fregiarsi di una Concattedrale, partecipando, così, a una parte delle onorificenze diocesane. Ma prima che possano cullarsi troppo in questa balzana illusione, il Doge di Venezia emana una serie di decreti ingiuntivi.
I decreti ingiuntivi del Doge
Nei decreti, conservati negli statuti cittadini dell’epoca, si legge che il Vescovo, anche se risiede abitualmente a Rovigo, ha l’obbligo di tenere la Sedia Episcopale in Adria. Non solo: alla sua nomina, è ad Adria che deve fare il suo primo ingresso. E colà deve celebrare le Sacre funzioni dei Sinodi, delle Ordinazioni e degli Oglj Santi. I decreti veneziani aggiungono che essendo la Sede Episcopale in Adria, il Vescovo non può trasportare altrove la Dignità della Cattedrale. Dicono, altresì, le ingiunzioni del Doge, che le altre Sedie di qualsivoglia luogo della Diocesi devono rimanere, in assenza del Vescovo, nude e senza Baldacchino. E, infine, intimano al prelato d’intitolarsi semplicemente Vescovo di Adria e di lasciare la denominazione di Rovigo.
Una madre premurosa?
Insomma, negli statuti cittadini, nelle decretazioni dogali, nelle carte del Maggior Consiglio, ci sono le prove della netta separazione dei due territori. E non solo, c’è anche la dichiarata superiorità di Adria, in quanto Sede Vescovile. Qual mai sarà, allora, il fondamento dei rovighesi per comprenderla nel loro dipartimento? Nelle parole del Conte Silvestri, rodigino, Adria, come madre amorosa, seppe contribuire al Figliuolo parte di quella maestà, che anticamente in lei risplendeva. Ed ecco perché Rovigo gode oggidì l’onore d’esser Capo di tutto il Polesine. Ma l’infallibile trio chiede al nobile rodigino, per bocca di Mutinelli, quando Adria, in virtù di una suo supposta decadenza, avrebbe ceduto il proprio primato sul basso Polesine. E, soprattutto, quando avviene l’unificazione dei due Distretti; unificazione tanto celebrata sia dal Silvestri, sia dall’anonimo autore delle Ragioni del Polesine di Rovigo.
O un figlio snaturato?
Documenti che testimonino questo passaggio di consegne tra Adria e Rovigo non se ne trovano. Semmai, è disponibile una notificazione ulteriore del Maggior Consiglio, emessa nel 1628, in cui si conferma l’indipendenza della giurisdizione adriese. Nella nota governativa, si indica, inoltre, che, per le bonificazioni di molti terreni, le condizioni del Distretto di Adria sono oltremodo migliorate e con speranza di maggiori progressi. Insomma, è solo grazie all’interesse manifestato dalla Serenissima che Adria, la madre amorevole del Silvestri, riesce a rintuzzare gli attacchi continui di un figlio che, all’epoca, si dimostra snaturato e degenere.
Il Polesine di Rovigo non è tutto il Polesine
Nel libro del nostro anonimo di Rovigo, che la redazione ha rintracciato nella biblioteca on line dell’Università dell’Illinois, ci si appella, a questo punto, anche alla cartografia. Si sostiene che l’intero territorio polesano sia conosciuto come Polesine di Rovigo. I tre amici adriesi, però, non ci stanno. Si concorda che Adria sia collocata nel Polesine, ci dice Mutinelli. Ma il Polesine di Rovigo non è tutto quel circuito di Paese che dalla sorgente del Castagnaro, fra il Po e l’Adige, si estende fino al mare. Un abbaglio di mal applicata espressione, afferma il nostro avvocato, non ha la forza d’alterare l’identità dei fatti.
Una lezione di storia e geografia
E per controbattere le falsità rodigine, ci ricorda che il Trattato di Pace del 1484, già analizzato nelle scorse puntate, esclude la cessione di Adria alla Contea di Rovigo, non essendo fra le pertinenze della sua giurisdizione. Ma se questo, all’anonimo autore di Rovigo, non dovesse bastare, il trio adriese vuole ricordargli l’opera del famoso geografo tedesco Anton Friedrich Busching, che, quando tratta del nostro territorio, ne parla come del Polesine di Adria e di Rovigo. Oppure, gli ricordano gli scritti dell’Abate Tentori, che cita il moderno Polesine d’Adria e di Rovigo.
La Transazione del 1779
Afferma ancora Mutinelli che potrà tornare utile istruzione, ai rodigini, leggere una Transazione del 1779, in cui si afferma che il Vescovo, residente in Adria, ritiene in sé la cumulativa potestà sopra gli affari Ecclesiastici di tutta la Diocesi. Nel medesimo documento, invece, si asserisce che il Vicario Vescovile, nominato dal Vescovo e residente a Rovigo, esercita il suo limitato ufficio per la Città e Provincia di Rovigo.
Le Pubbliche Commissioni del 1781
Su questa medesima linea si indirizzano le Pubbliche Commissioni del 1781. Sono, questi, tra gli ultimi documenti ufficiali prima della caduta della Serenissima del 1797. Riguardano alcune richieste, formulate dall’Officio degli Aggionti al Magistrato de’ Presidenti sopra l’esazione al dinaro pubblico e Deputati alle Vendite e indirizzate al Rettore veneziano di Adria, in cui si chiedono notizie in merito ad alcuni residenti nella giurisdizione. Ciò, prima che costoro assumano incarichi pubblici di rilievo per la Repubblica, per valutarne la condotta morale. L’anonimo, illuminato perciò da tali cognizioni, chiude Mutinelli, s’accorgerà finalmente che le Ragioni del Polesine di Rovigo da lui pubblicate non hanno relazione alcuna con Adria. Nella prossima puntata, Adria alla fine del secolo dei lumi.