San Valentino da Terni è considerato il patrono degli innamorati grazie a una leggenda. Si narra, infatti, che questo Santo fu il primo religioso a celebrare l’amore tra un legionario pagano e una giovane cristiana. Si racconta anche che un giorno Valentino abbia fatto innamorare due giovani, provocando intorno a loro il volo di alcuni piccioni intenti a scambiarsi gesti affettuosi. Da qui deriverebbe anche l’espressione piccioncini. Egli morì il 14 febbraio 273 d.C.. La ricorrenza venne istituita nel 496 da papa Gelasio I in sostituzione alla precedente festa pagana dei Lupercalia. Questi erano riti pagani dedicati al dio della fertilità Luperco che avvenivano il 15 febbraio. In campo letterario Geoffrey Chaucer, alla fine del 1300, nei suoi Racconti di Canterbury lega per la prima volta Cupido a San Valentino.
Parliamo di storie d’amore
In occasione della festa degli innamorati raccontiamo alcune storie d’amore. Certe sono vere, alcune leggendarie. Talune tragiche, altre a lieto fine. Sono grandi amori del passato legati al Polesine.
La storia d’amore tra il lendinarese Alberto Mario e Jessie White al seguito di Garibaldi
Jessie Jane Meriton White nasce da una famiglia inglese di ricchi armatori. Alberto Mario, invece, nasce a Lendinara. Entrambi ferventi sostenitori delle iniziative patriottiche per l’indipendenza dell’Italia, si conoscono in carcere a Genova. Si sposano, dopo pochi mesi, con rito civile, il 19 dicembre 1857. Nel 1859 si trovano a New York. Rientrati in Italia, Alberto Mario segue Garibaldi in Lombardia e Jessie partecipa come infermiera alle imprese garibaldine. La coppia segue ancora Garibaldi nella spedizione dei Mille e dalla Sicilia a Napoli. Alberto Mario muore a un anno esatto dalla morte dell’eroe dei due mondi. Jessie, in ristrettezze economiche, si dedica all’insegnamento della letteratura Inglese alla Scuola Normale di Firenze. Qui muore nel 1906. Si racconta che in casa amasse indossare la camicia rossa di Alberto adorna di medaglie al valore. I suoi resti vennero portati a Lendinara vicini a quelli del marito.
La storia d’amore tra Lord Byron e Teresa Guiccioli vissuta nel Delta del Po
Si conobbero per la prima volta a Venezia nella primavera del 1819 nel salotto della contessa Benzoni, detta la Biondina in gondoletta. Teresa Gamba Guiccioli era una contessa ravennate, figlia del conte Ruggero Gamba. Per volere del padre aveva appena sposato un uomo molto più anziano di lei, Alessandro Guiccioli. Il poeta aveva fama di dongiovanni. Grazie al suo fascino e alla sua bellezza era solito sedurre numerose fanciulle. Nacque un’appassionata storia d’amore che si consumò anche nelle terre del Delta del Po. Teresa, reclusa in punizione presso l’attuale Ca’ Zen (attualmente in comune di Taglio di Po), venne raggiunta dal suo amante per incontrarla segretamente. Qui, dalla balaustra del primo piano, Lord Byron trasse ispirazione per la famosa Stanzas to the Po. Sembra che il poeta romanticamente definì la sua amata bella come l’aurora e calda come il mezzogiorno.

L’odierna Cà Zen
La leggenda della Bèla Puta
A Bellombra abitava una ragazza che tutti chiamavano la bèla puta. Era desiderata in moglie da tutti, ma lei non voleva saperne di nessuno. Un giorno, un principe che frequentava la delizia estense, uscito a cavalcare, vide la bèla puta che lavorava in campagna. I due si guardarono negli occhi e subito si innamorarono. Il principe dovette andare via e lei rimase sempre lì ad attenderlo. Passarono giorni, mesi, anni ma la bèla puta non riusciva a dimenticare il suo amato. A Corcrevà c’era un gorgo. Per dare fine alle sue pene d’amore la bèla puta si immerse nell’acqua fino a che fu inghiottita. Ecco che quel posto è diventato Corcrevà ovvero cuore crepato. La bèla puta, infatti, vi morì di crepacuore.

Bela Puta
La tragica storia d’amore de L’Hadriana di Luigi Groto il Cieco d’Adria
La vicenda è incentrata sullo sfortunato amore tra Hadriana e Latino. Figli del re di Adria, Hadrio, e del re dei latini, Massenzio, furono ostacolati e divisi nel loro amore a causa della guerra tra i due regni. Latino andato in battaglia in incognito, uccide inconsapevolmente il fratello di Hadriana. La balia tenta di distogliere la protagonista dall’amore per Latino. Il finale è una tragedia. Latino viene a conoscenza della morte soltanto apparente di Hadriana nel momento in cui lui ha già preso il veleno mortale. La trama è molto simile a quella di Romeo e Giulietta di Shakespeare. Quando l’autore inglese scrisse la tragedia alla fine del 1500, l’Adriana aveva già avuto quattro edizioni e la fama del Groto era ben consolidata in Inghilterra. Vi è, ormai, la certezza, quindi, che Shakespeare si ispirò alla storia d’amore di Adriana e Latino.

Adriana – Luigi Groto

Autore: Letizia Guerra
Da molti anni sono impegnata attivamente nell’associazionismo cittadino perché innamorata della mia Città e della mia Terra. Amo mettermi alla prova in nuovi progetti e accettare nuove sfide, conversare, soffermarmi a guardare il mare, un tramonto o un cielo stellato. Ho suonato il pianoforte, ho praticato danza, ho dipinto e continuo a coltivare queste passioni artistiche, ma non contemporaneamente!