Anita Gallimberti ha iniziato a produrre cortometraggi cinque anni fa. Da allora ha realizzato diverse opere soprattutto a tema sociale, toccando temi delicati come la violenza sulle donne, l’omofobia, il bullismo. Negli ultimi tempi si è lasciata affascinare dall’incanto della propria terra. Il Polesine, il Delta del Po e Adria hanno ispirato, quindi, i corti: Meravigliosa terra, Luci sul Delta, Un volo sul Delta e Adria, l’eterna bellezza. Con il suo nuovo lavoro, El Canfin de vero, la regista adriese è andata alla ricerca delle tradizioni per raccontare la storia dei nostri nonni e lasciare una tangibile testimonianza alle generazioni future. Pochi giorni fa il docufilm è stato presentato ad Adria nell’ambito del Settembre Adriese in una serata promossa dalla Pro Loco in collaborazione con l’Amministrazione Comunale. Abbiamo incontrato la regista adriese Anita Gallimberti per conoscerla più da vicino.
Proiezione docufilm “El canfin de vero” ad Adria
Come si è accostata all’arte del cinema e a quale regista si ispira?
«Ho iniziato collaborando con testate televisive locali. Fui una delle prime reporter polesane, usando la videocamera con cui registravo i miei servizi e le interviste. In seguito ho ideato format televisivi come Happy Days, Polesine e dintorni, Stessa spiaggia stesso mare. Alcune tematiche importanti mi hanno spinto a scrivere e girare alcuni cortometraggi su temi sociali: L’Arcobaleno nelle donne, presentato a Venezia nel 2013. Il mio regista preferito è Ermanno Olmi e dal suo film “L’albero degli zoccoli” ho cercato di trarre insegnamento e ispirazione».
Com’è nato il docufilm El Canfin de vero e che messaggio vuole trasmettere?
«Volevo girare solo alcune scene sulle tradizioni locali. Il lavoro di ricerca per la stesura della sceneggiatura mi ha appassionato a tal punto che il lavoro si è trasformato in un docufilm di 41 minuti che mi ha impegnata per circa nove mesi. Ho curato il casting, la ricerca di oggetti, lo studio delle varie location. Il docufilm El Canfin de vero racconta la civiltà contadina del Basso Polesine. In particolare, attraverso la storia di un padre e un figlio, vorrei trasmettere alle nuove generazioni il valore dei sacrifici dei nostri nonni. Vorrei tramandare il messaggio di una società solidale e spontanea come quella di un tempo affinché si possa trarne esempio».
Locandina del docufilm “El Canfin de vero”
Cosa significa essere regista oggi e quali sono i prossimi obiettivi?
«Essere regista significa trasmettere messaggi ed emozionare le persone. In questo periodo sento molto calore nei miei confronti che mi sprona a ricercare nuovi stimoli. Recentemente ho avuto molte soddisfazioni grazie alla proiezione del docufilm El Canfin de vero presso lo stand della regione Veneto alla Mostra del Cinema di Venezia. Il pubblico ha tributato calorosi applausi anche a Bottrighe, Adria e Villanova Marchesana. La proiezione è programmata a Loreo a fine settembre e probabilmente anche a Porto Viro. Si auspica che questo docufilm possa essere uno strumento utile anche per le scuole».
La regista e l’attore principale del docufilm, Roberto Marangoni, alla Mostra del Cinema di Venezia
Il prologo de El Canfin de vero.