La storia di Giacinto Naccari, cittadino di Adria e patriota italiano

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PERSONAGGI STORIE

Mi chiamo Giacinto e ho combattuto nel nome d’Italia. Parte prima.

Bandiera Della Repubblica Romana Foto Democrazia Pura

Mi chiamo Giacinto. Sono nato in Adria, sotto il Regno Lombardo – Veneto. Non ho fatto le scuole alte. Però, ho imparato a leggere, a scrivere e a far di conto. Mi piacciono le piante. E mi piace fare i pastroci, una cosa che quelli che han studiato chiamano chimica. Pochi soldi per comprare i libri, ma il parroco della Tomba mi ha dato il permesso di leggere quelli della sua piccola biblioteca. E siccome al prevosto non dispiace, ogni tanto, alzare il gomito, ha le scansie piene di testi che parlano di come si ricavano gli alcolici. Sono bravo delle mie mani, così ho lavoricchiato anche per i siori, i Bocchi. Anche lì, grazie alle simpatie del sior Francesco Antonio e del suo babbo, ho potuto leggere qualche volume sulle piante, nella loro immensa biblioteca. Mi chiamo Giacinto e vi voglio raccontare perché ho combattuto nel nome d’Italia.

Mi chiamo Giacinto Carta Geografica Del Regno Lombardo Veneto Foto Popolis
Carta del Regno Lombardo Veneto – foto Popolis

Mi chiamo Giacinto: il 1848

Anno interessante il 1848. Movimento in tutta la penisola. La gente non sopporta più le catene, soprattutto imposte dagli stranieri. Ho messo da parte qualche soldo e ho aperto un laboratorio da liquorista. Non sono diventato un siore, ma ci campo. Lavoro sodo, per mettere via i schei, per risparmiare. Voglio metter su famiglia, avere dei figli. Lavoro e abito vicino al ramo grosso del canale. L’arciprete della Cattedrale dice che sono un bravo giovine e non sono una testa calda. Le notizie che vengono da Milano, però, mi hanno messo il fuoco dentro. Già prima Croati e Boemi, con le loro spocchie e le divise bianche, mi stavano sul gozzo. Adesso che han sparato sugli italiani in Lombardia, mi fanno ribrezzo. Qualche parola mi è scappata, in cicheteria. La Rosa, la ragazza che serve ai tavoli dalla Melata, mi ha detto di stare attento. I sbiri hanno orecchie dappertutto.

Mi chiamo Giacinto Patrioti milanesi alle barricate
Le Cinque giornate di Milano foto Duomoventiquattro

Mi chiamo Giacinto: la 1^ Guerra d’Indipendenza

I ‘striaci vanno verso Verona. Il re di Sardegna, Carlo Alberto, ci ha dichiarato la guerra. Ecco che partono anche alcuni adriesi, ma non per combattere i piemontesi. Li mandano con i reggimenti viennesi in Boemia e in Croazia. Non si fidano di noi. E fanno bene, perché ci dà fastidio che facciano i paroni a casa nostra. Anch’io sono in lista, ma faccio parte della riserva. Mi sono congedato quattro anni fa dal 2° reggimento di artiglieria. Ho conservato l’uniforme con le mostrine scarlatte. È nel baule, mangiata dai tarli. Di certo non la voglio più indossare. Piuttosto che sparare su altri italiani, scappo. Certo, mi spiace lasciare sola la Rosa, che mi fa gli occhi dolci ogni volta che vado a bevare un’ombra de bianco dalla Melata. Ma, non è tempo de morose, adesso.

Mi chiamo Giacinto Ancona La Torre Del Faro Foto La Puntasecca
Ancona la torre del faro – foto La Puntasecca

L’esilio volontario

Occorre organizzare e andar via. Per fortuna che, col mio mestiere, sono abituati a vedere che parto. Giro per comprare vini e liquori, da rivendere in Adria. Così, ora, mi sono preparato armi e bagagli e scendo verso Ancona. Ho lasciato detto che che vado a comprar vini. Nane, il mio aiutante che vien dalle Papozze, ha tutte le istruzioni per mandare avanti la bottega in mia assenza. Ho mandato due righe alla Rosa, per dirle che m’aspetti e che ritornerò. Son partito di maggio, a cavallo, fino a Venezia. Di lì ho preso un postale, fino ad Ancona. Abbiamo il vento in poppa, ma il mare grosso invita l’equipaggio alla prudenza. Comunque, in un giorno e mezzo arriviamo in porto. Sbarco e trovo alloggio in una locanda nei pressi del Campo della Mostra. Sono stanchissimo e di animo triste. Mi manca la mi Adria e anche Rosa mi manca.

Mi chiamo Giacinto La Battaglia Di Custoza 1848 Foto Ars Bellica
Battaglia di Custoza (1848) – foto Ars Bellica

Mi chiamo Giacinto: Ancona

Sono qui già da quasi tre mesi. I ‘striaci hanno sconfitto i piemontesi a Custoza. La mia classe non è stata neppure richiamata, per cui non sono considerato un disertore. Vorrei rientrare, ma gli amici mi hanno scritto notizie. I sbiri sanno che ho simpatie italiane e tengono d’occhio Nane e la bottega. La Rosa mi manda dei baci e mi raccomanda di star lontano, che non mi vuol vedere carcerato. Intanto, io ho fatto il mio lavoro. Ho assaggiato vini e spiriti. Ho bevuto un vino rosso, che fanno qui d’appresso, sul Conero. Par de bevare spremuta di ciliege e di frutti di bosco. C’è anche un bianchello, secco e fresco, che serve a cacciare i cattivi ricordi. Ne ho comprate diverse botti e le ho spedite in Adria. Ci son famiglie di siori, che sono curiose di sentire i vini esteri. Ci farò un bel guadagno.

Mi chiamo Giacinto e ho combattuto nel nome d’Italia. E questa è la prima parte della mia storia, così è stata tramandata, di generazione in generazione, nella famiglia Naccari. Alla prossima puntata.

Mi chiamo Giacinto e ho combattuto nel nome d’Italia. Parte prima. ultima modifica: 2019-08-21T09:07:34+02:00 da Enrico Naccari

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