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Le Valli da pesca del Delta del Po, ambienti unici e irripetibili

260 Alexa Tramonto Valli Di Rosolina

Le  Valli da pesca del Delta del Po, ambienti unici e irripetibili. Un chiaro esempio di integrazione tra uomo e ambiente. Il termine Delta del Po, si può riassumere in poche parole come le foci del più importante fiume Italiano, là, dove va a diramarsi con diversi rami, al Mare Adriatico, il mare di Adria. In realtà la vasta area interessata è un complesso insieme di ecosistemi. Alcuni di questi sapientemente gestiti dall’uomo, prime tra tutti le Valli da pesca.

Le  Valli da pesca del Delta del Po Gigi Florida Maistro
Il complesso sistema vallivo del Delta del Po (Ph. F. Maistro)

La parola “Valle” ricorda subito una zona ai piedi delle montagne, basti pensare alla Valle Padana, ma nel Delta del Po non ci sono montagne. I terreni più alti sono rappresentati dalle dune fossili o quelle costiere, al massimo poco distante, i Colli Euganei.  Il termine deriva dal latino “vallum”, gli argini costruiti per delimitare queste aree, che un tempo erano paludi o lagune.

Le  Valli da pesca del Delta del Po  Ente Parco
Valli di Rosolina (RO) notare il complesso sistema di canali. (Fonte Ente Parco Regionale Veneto del Delta del Po).

Le Valli da pesca del Delta del Po: vallicoltura, arte e  conoscenza che non s’impara a scuola

Opera dell’uomo, la valle da pesca è un allevamento estensivo, dove il pesce s’accresce in modo naturale nell’arco di tre, quattro anni.  Le origini di questo sistema d’allevamento del pesce risalgono ai romani  le “piscinae piscariae”. Secondo alcuni, addirittura agli Etruschi, antichi maestri d’acqua. Si tratta di grandi estensioni d’acque salmastre ( acqua dolce mescolata a quella del mare) che ben si prestano a favorire l’allevamento del pesce. Una  pratica tradizionale ben radicata  che sfrutta tecniche e metodi consolidati nel corso di secoli. Tecniche e metodi che non si imparano a scuola, fino a oggi tramandate oralmente da padre in figlio da gente che in questi luoghi vive in simbiosi con questi particolari ambienti.

Le  Valli da pesca del Delta del Po Antonella Fusetti La Valle Si Tinge Di Rosso.
La valle si tinge di rosso. (Ph. Antonella Fusetti)

Le valli da pesca del Delta del Po, importanti zone naturalistiche con straordinari scenari paesaggistici.

Le valli da pesca sono corpi d’acqua separati dalle lagune da arginature e in cui la circolazione dell’acqua è artificiale, poiché il livello medio dell’acqua è in genere al di sotto di quello marino. Si caratterizzano rispetto alle lagune per la maggiore complessità ambientale e per l’assenza delle maree. Le valli da pesca sono state preservate dalla bonifica grazie alla forte cultura locale di vallicoltura. Nel Delta vi sono 24 valli da pesca che occupano 3.000 ettari nel comune di Rosolina, 3.500 in quello di Porto Viro e 1.650 a Porto Tolle, per un totale 8.150 ettari.

Il sistema vallivo.

Come anticipato, la valle da pesca è un ambiente salmastro dove l’afflusso di acqua dolce e salata è regolato artificialmente da chiaviche (chiuse). Al suo interno un complesso sistema di canali che mescolano l’acqua dolce e salata, fa si che l’acqua arrivi nei laghi di allevamento decantata e depurata. L’acqua in valle è molto limpida e non inquinata, questo impedirebbe l’allevamento naturale del pesce. Oltre a questo  nelle valli con la gestione delle acque, l’uomo favorisce la crescita di particolari piante acquatiche e alghe che contribuiscono alla fitodepurazione dell’acqua e forniscono alimento al pesce.

Le  Valli da pesca del Delta del Po  Burgato Valle Sagreda Rosolina
Tramonto in valle Sagreda (Ph. F. Burgato)

Le origini

 La pratica nasce sfruttando un comportamento naturale  piuttosto comune tra i pesci marini costieri  definita “montata”.  In fase giovanile, i minuscoli pesci definiti “avannotti” o “novellame”, per sfuggire alla presenza dei predatori, tendono a concentrarsi verso il litorale penetrando nei canali, negli estuari e negli ingressi lagunari. Questo fenomeno viene sfruttato facendo entrare dentro le valli il novellame, per poi chiudere gli accessi al mare fino alla completa crescita dei pesci in ambiente protetto. Col tempo le pratiche si sono evolute ed oggi in molti casi è comune procurarsi il “novellame da semina” attraverso apposite pesche di trasferimento dal mare alle valli. Si parla di cefali, orate, spigole, latterini ed anguille. Alcune valli si sono specializzate anche nell’allevamento di avannotti in particolare spigole, altre nell’allevamento di mazzancolle, altre ancora all’ingrasso delle piccole vongole varaci prima della semina in laguna.

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Il “lavoriero”. Riproduzione di un vecchio lavoriero in canna palustre. (Ph. Anna Augusti)

La “fraìma”

L’etimologia della parola deriva dal latino “Infra-Hieme”, che significa “sotto l’inverno” o “alle porte dell’inverno”. In pratica è il momento in cui pescare il pesce adulto, periodo in cui dalla valle, per istinto naturale, il pesce tende a ritornare in mare. Sono poi gli esperti capo-valle che segnano la via che il pesce deve percorrere. In pratica i valligiani attraverso il già citato, sistema di canali, fanno entrare acqua salata dal mare, per “richiamare” il pesce presente in valle. Quest’acqua salata li condurrà però in una trappola il “lavoriero”.

Pesca
Momenti di pesca in un moderno lavoriero.

La selezione

Una volta giunto in trappola in pesce viene facilmente “pescato” tramite reti o “volaghe” (ampi guadini) e selezionato. Le taglie commerciabili  vengono poi avviate al mercato, mentre le taglie più piccole vengono rilasciate in appositi canali che condurrà il pesce in apposite aree protette presenti in valle chiamate “peschiere” per passare l’inverno.

 A. Giri Casone Venier E Le Montagn
Casone di valle con i classici camini a “dado”. Sullo sfondo le montagne di Venezia.
(Ph A. Giri)

Per saperne di più e visitare le valli del Delta del Po clicca qui.

Le Valli da pesca del Delta del Po, ambienti unici e irripetibili ultima modifica: 2021-02-26T09:27:09+01:00 da Nicola Donà

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