Pranzo adriese di fine Settecento: curiosità sui gusti alimentari dell'epoca

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DIALETTO LO SAPEVI CHE STORIE

La storia in tavola: 1798 arrivano gli austriaci e Adria è provincia il via alle grandi allegrezze

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L’invasione di Napoleone Bonaparte del 1796 portò  Adria a far parte del Distretto di Padova. Dopo la fine della repubblica di Venezia nel 1797, con il tratto di Campoformio, il territorio passò all’Austria. Con un decreto del 27 febbraio 1798 gli austriaci istituirono la Provincia di Adria. Questo primo periodo di dominazione austrica si concluse nel 1806 con il ritorno delle truppe napoleoniche. A testimonianza di ciò Francesco Girolamo Bocchi annota che il 31 dicembre 1797 partirono da Adria i  francesi. Il 27 gennaio 1798, invece, scrisse.: «sono arrivate ad Adria le truppe austriache. Si fece grandi allegrezze». Il rappresentante ufficiale dell’Imperatore doveva essere accolto festosamente dando un pranzo o una cena in suo onore.

Il pranzo di Adria per festeggiare l’arrivo del comandante austriaco

Da alcune note conservate nell’Archivio Comunale di Adria si evince che questo pranzo sia stato parecchio succulento.  Si acquistarono 36 bottiglie di vino pregiato per lo più portoghese e spagnolo. Tra queste anche due bottiglie di Picolit, vino friulano, e due di sidro. Si scopre, inoltre, che per fare bella figura, si noleggiarono tappeti, dodici tovaglie e cento tovaglioli di fiandra. Nel conteggio delle spese anche i costi per un lavandaro a cui mandar la biancheria di Fiandra e soppressarla (stirarla). Originarie del Belgio, dove veniva prodotto il lino di Fiandra, queste tovaglie sono da sempre simbolo di eleganza. Per l’occasione si noleggiarono, altresì, cinque stampi di rame per le tortiere.

Un menu molto raffinato

Per quanto riguarda i generi alimentari si trovano in elenco sei zampini di Modena, due prosciutti vecchi e otto lingue salmistrate. Il menu prevedeva molluschi, pesce e selvaggina. Scopriamo, quindi, l’acquisto di pedocchi (cozze), ostriche, rombi, granzeole (granchi), scampi, bisatti (anguille) e copesi (storioni).  E ancora di: fasani (fagiani), pernise (pernice), capponi, colombini. Nutrita la provvista presso tale Cesare Casellato: «ovi, fior di farina, bottìro (burro), latte, pan da grattare, lardo, sale, puina (ricotta), delego ossia strutto». E anche: «oglio, acetto, limoni, pomi (mele), castagne, zucchero, farina zalla, formaggio piacentino, erbe, rape, finocchi, rosolio». In altro conto compaiono 80 naranze (arance) di varia misura, 63 peri, uva bianca e uva nera. Altra spesa per: fonghetti, caperi, cucumeri, steccadenti. Tra i dolci troviamo della biscotteria fine, cioccolata per darla in giazza, armelin (albicocca) e cedro composto.

A Venezia per le provviste

Oltre ai generi alimentari si trovano in elenco anche 8 barili vuoti di catrame e altri generi combustibili per formar ludri. Questo materiale serviva per creare un’atmosfera di festa. Il ludro, infatti,  corrisponde a un viluppo di cenci impeciati che si accende per far luminaria nelle feste.
L’approvvigionamento fu effettuato a Venezia.  Vista la stagione invernale e le tempistiche legate alle vie di comunicazione dell’epoca non fu sicuramente un’impresa semplice. Numerose, infatti, le voci di costo relative ai trasporti che avvennero principalmente attraverso le vie d’acqua.  Un conto prevede voci di spesa per: viaggio a Venezia, barca fino a Brondolo e da Brondolo ad Adria di notte a ore 11 italiane con tempo e strada cattivi. Altri costi per: nottada, cena al Duomo e cavalli. Spese diverse, cioè caricar, scaricar generi. E ancora per passi, barca, bonaman (mancia).

Canale della Giudecca – Ciardi

Da Venezia anche il cuoco

Per un pranzo così importante probabilmente occorreva un bravo cuoco. Quest’ultimo arrivò da Venezia. Paolo Pasini, questo il suo nome, si portò della canella, della polvere di garoffolo, della vaniglia e dello spirito di vino. Egli fu rimborsato per le sue fatiche di giorni diciannove e per il mancato guadagno dovuto  alla sua assenza da Venezia proprio nel periodo di Carnevale. Al Pasini furono affiancati altri due cuochi per giornate dodici ciascuno: Antonio Peretti e Girolamo Colanti.
Non sappiamo se gli austriaci apprezzarono questo pranzo. Grazie a queste testimonianze, però, possiamo capire i gusti alimentari di quel tempo e riscoprire alcuni termini dialettali ormai caduti in disuso.

Carnevale a Piazza San Marco – La Bella

La storia in tavola: 1798 arrivano gli austriaci e Adria è provincia il via alle grandi allegrezze ultima modifica: 2019-01-30T18:14:04+01:00 da Letizia Guerra

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