Dante: misteri, curiosità e tratti in comune con il Cieco d'Adria - itAdria

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Dante: misteri, curiosità e tratti in comune con il Cieco d’Adria

Dante Alighieri

Il 2021 si può definire come l’anno di Dante. Ricorre, infatti, il 700° anniversario della morte del sommo poeta avvenuta tra il 13 e 14 settembre 1321. E noi di itAdria.it come non potevamo parlarne! Durante di Alighiero degli Alighieri, questo il suo vero nome, è riconosciuto come il padre della lingua italiana. Per questo nel 2020 è stato istituito il Dantedì ogni 25 marzo. Sembra che, secondo alcuni studiosi, in questa data del 1300 sia iniziato il viaggio raccontato da Dante nella sua “Commedia” diventata Divina, successivamente, grazie a Giovanni Boccaccio. Tra l’altro Dante è uno dei maggiori protagonisti della toponomastica urbana italiana. Dopo Garibaldi, Mazzini e Marconi l’Alighieri è tra i personaggi a cui quasi tutti i Comuni dedicano una via o una piazza. All’interno del Comune di Adria, ad esempio, ne esistono ben due: una nel capoluogo, dove sono ubicate molte scuole, e una a Bottrighe.

Dante: il mistero legato ai suoi resti mortali

Il manoscritto originale della Divina Commedia è andato perduto. Quello che oggi si studia è basato su circa 700 manoscritti del XIV e XV secolo. Al momento della morte di Dante, poi, non era ancora stata pubblicata l’ultima cantica. Fu il figlio Iacopo a diffondere l’opera completa del padre. La morte di Dante avvenne a Ravenna e le sue spoglie furono al centro di una specie di mistero. Custodite dai frati francescani ravennati in un sarcofago vicino alla Chiesa di San Francesco furono rivendicate dai fiorentini. Tuttavia questi rimasero delusi nel trovare il sepolcro vuoto.

I frati avevano, in realtà, trafugato i resti di Dante per nasconderli in una cassetta di legno dentro il convento. Tutto ciò proprio a dispetto dei fiorentini. Le ossa tornarono alla luce solo nel 1865 quanto un muratore le ritrovò per puro caso. Questi resti, però, non ebbero pace fino al dicembre del 1945. Durante la Seconda Guerra Mondiale, infatti, per proteggerli dai bombardamenti e da possibili razzie, furono di nuovo celati.

L’aspetto fisico di Dante

La tradizione iconografica ci ha abituato ad immaginare Dante con un copricapo cinto dalla corona d’alloro e con un lungo abito rosso. Il vestito di quel colore sarebbe la sua divisa da speziale. Un ritratto fisico del Divin poeta si deve a Boccaccio. Nella biografia, il Trattatello in laude di Dante,  l’autore del Decamerone così lo descrive.  Fu adunque questo nostro poeta di mediocre statura, e, poi che alla matura età fu pervenuto, andò alquanto curvetto…. Il suo volto fu lungo, e il naso aquilino, e gli occhi anzi grossi che piccioli, le mascelle grandi, e dal labbro di sotto era quel di sopra avanzato. E il colore era bruno, e i capelli e la barba spessi, neri e crespi, e sempre nella faccia malinconico e pensoso.

Ritratto Dante Orvieto Barbuto
da: finestresullarte.info/arte-antica/orviento-dantedi-ritratto-dante-barbuto

Avete proprio capito bene. Secondo il Boccaccio Dante Alighieri avrebbe avuto la barba.
Proprio quest’anno si è dato risalto ad un dipinto inedito conservato nell’ufficio del Sindaco di Orvieto, che ritrarrebbe Dante con la barba. In autunno quest’opera sarà esposta presso la Fondazione “Claudio Faina” in piazza Duomo a Orvieto.

Una memoria formidabile accomuna il Cieco d’Adria e il Sommo Poeta

La collocazione di questo dipinto mi porta inevitabilmente a pensare al ritratto del nostro Luigi Groto, il Cieco d’Adria anch’esso collocato nell’ufficio del Sindaco del Comune di Adria. Anche per il Groto abbiamo una descrizione fisica curata dal rodigino Giuseppe Grotto che sembra avere qualcosa in comune con il Sommo poeta. “…ei fu di statura basso, e grosso; di collo corto; di aspetto macilente, e senile prima degli anni; barbuto,  e di capello riccio, e folto”.

Luigi Groto - ritratto attribuito al Tintoretto

È noto, poi, che Luigi Groto, oltre ad essere diventato cieco pochi giorni dopo la nascita, avesse una salute cagionevole. Pare che anche Dante avesse dei problemi fisici. Un illustre dantista, Marco Santagata, ipotizza che il Sommo poeta fosse affetto sin da bambino da problemi agli occhi, e da crisi di epilessia psicomotoria. Se il Cieco d’Adria avverte uno stretto legame, quasi dettato dal fato, con il grande poeta Omero, Dante si sente simile ad Ulisse di cui il poeta greco ne narra le vicende. Il Divin poeta nutre una particolare devozione per Santa Lucia. Nella Divina Commedia, difatti, Lucia aiuta Dante per due volte indicandogli la strada della verità. Il Groto morirà proprio il giorno di Santa Lucia. Sembra, infine, che Dante e il Cieco d’Adria avessero in comune una formidabile memoria.

Dante Tomba

Apri la mente a quel ch’io ti paleso
e fermalvi entro; ché non fa scïenza,
sanza lo ritenere, avere inteso

Paradiso, canto V

Dante: misteri, curiosità e tratti in comune con il Cieco d’Adria ultima modifica: 2021-04-19T08:35:00+02:00 da Letizia Guerra

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