In questi giorni si ricorda una triste ricorrenza che ha messo in ginocchio il Polesine: l’alluvione del 1951. È doveroso sottolineare come anche Adria venne colpita da questo catastrofico evento. Il Polesine con l’alluvione del 1951 subì una drastica frenata sul piano dello sviluppo economico nei confronti del resto del Paese .
Il Polesine e l’alluvione del 1951: le cause
Il 1951 viene ricordato come l’anno dell’alluvione del Polesine. Purtroppo si registrarono molti altri eventi disfattisti che comportarono anche numerosi decessi. Il Po, grazie alle numerose piogge che lo flagellarono nei mesi di ottobre e novembre si gonfiò a dismisura. Ci si mise pure il vento di scirocco ad ostacolarne il naturale deflusso a mare. Tutto il nord Italia fu interessato da queste grandi precipitazioni. L’ 11 di novembre, il Po esondò nelle zone del Parmense. Il Polesine, 2 giorni dopo, venne coinvolto con la rottura degli argini tra Canaro e Occhiobello dando origine alla più estesa alluvione del ventesimo secolo. Le rotte furono 3. La prima nel pomeriggio del 14 novembre nel territorio di Canaro e poche ore dopo le altre due nel Comune di Occhiobello.
Il Polesine e l’alluvione del 1951: la tragedia
Nei momenti concitati delle rotte a poca distanza un camion stava cercando di portare al sicuro molti sfollati che abbandonavano le proprie case. Sembra che le ruote del camion rimasero imprigionate nel fango ed inevitabilmente con l’arrivo dell’ acqua tutte le persone che erano a bordo non ebbero via di scampo. Perirono tutte. Ancora oggi a ricordo di quella immane tragedia sorge un monumento proprio nel luogo dell’accaduto.
L’arrivo dell’inondazione ad Adria.
Le acque delle tre rotte in poco tempo raggiunsero l’argine della “Fossa Polesella” un canale che collegava il Po al Canalbianco e, li rimasero bloccate. Qui le acque senza un deflusso scorrevole cominciarono a salire vertiginosamente. Nel frattempo le autorità locali temporeggiarono troppo su quale potesse essere la scelta migliore per affrontare la situazione. A causa di questa lentezza le acque salirono a tal punto da sovrastare gli argini e riversarsi nel Canalbianco. La violenta ed improvvisa pressione della massa d’acqua riversatasi nel fiume comportò la rottura degli argini stessi in più punti.
Il canalbianco
Anche il Canalbianco aveva rotto gli argini e in diversi giorni le acque invasero tutto il centro abitato di Adria le valli e i paesi circostanti obbligando la popolazione ad abbandonare le loro case. Le acque si spinsero sino a Cavarzere a nord e sino al mare ad est. Solo dopo un mese furono chiusi i varchi tra Canaro e Occhiobello ed Adria tornò lentamente all’aspetto originario ma le conseguenze furono drammatiche.
Il Polesine e l’alluvione del 1951: la solidarietà
Grazie alla nascente televisione, il Polesine e l’alluvione del 1951 scatenarono una gara di solidarietà che toccò ogni angolo della terra. Per la prima volta U.r.s.s. e U.s.a. offrirono congiuntamente aiuti, pure Coppi e Bartali campioni di ciclismo fecero disputare un derby calcistico a Milano a sfondo benefico per i nostri territori colpiti. Furono fatte numerose lotterie in favore delle popolazioni Polesane. Nonostante tutte queste numerose gare di solidarietà, la popolazione purtroppo diminuì drasticamente. L’Italia si risollevava dalla guerra e le grandi città del nord avevano bisogno di manodopera per cui moltissimi Polesani preferirono emigrare. Si stima che circa 100.000 persone lasciarono il Polesine e le loro case ancora invase dall’acqua.
Il commissario Giuseppe Brusasca
Giusppe Brusasca fu Commissario Straordinario del Governo per la ricostruzione del Polesine durante l’alluvione del 1951. Giunse nelle terre colpite nel dicembre dello stesso anno. Uomo tutto di un pezzo coordinò la ricostruzione. Grazie al suo dinamismo riuscì a riportare l’area colpita ad una vita pressoché normale,record per quei tempi. Stimolò la ripresa ed incitò la popolazione che era stata pesantemente colpita a non abbattersi (ricordiamo che la guerra era finita solo 6 anni prima).
Adria, fu molto riconoscente e grata al Brusasca, tanto che nel 1957, gli conferì la cittadinanza onoraria. Brusasca tornò ad Adria in occasione del trentennale, allora 91enne, per presentare una sua opera letteraria. Ancora oggi Adria onora il ricordo di quest’uomo avendogli intitolato una strada.
Gli anni seguenti, le considerazioni, e l’augurio
Adria, dopo l’alluvione, cosi come tutto il Polesine furono oggetto di opere idrauliche. Queste opere negli anni hanno scongiurato il verificarsi di simili sciagure. Non poterono impedire però il fenomeno dell’emigrazione. Fino agli anni 80 furono innalzati gli argini e grazie alla loro continua manutenzione le acque del grande fiume scorrono placide nel loro alveo.
Un caloroso abbraccio in questo momento va ai nostri pescatori della Sacca di Scardovari. La comunità Bassopolesana alcune notti fa è stata vittima di una spaventosa mareggiata che ha causato ingenti danni. Ci auguriamo di tutto cuore che al più presto questa parte di Polesine colpito dalla furia delle acque possa ritornare alla normalità.
Ancora una volta la natura ha dato dimostrazione di chi sia il più forte. Ora è necessario dimostrare solidarietà nei confronti dei nostri conterranei colpiti da questa catastrofe. Per chi voglia con un piccolo gesto aiutare chi ha perso tutto il comune di Porto Tolle mette a disposizione una raccolta fondi.