Vi siete mai soffermati ad osservare i nomi di strade, piazze, vicoli? L’insieme di questi nomi, detto toponomastica stradale, suggerisce importanti spunti di riflessione. Si possono, così, scoprire luoghi e persone che appartengono all’identità culturale e civile della città. Un piccolo vicolo, ad esempio, è dedicato ad una figura particolare della tradizione cittadina: il passatore. Qui si affaccia ancora la piccola casa del Caronte adriese.
Un piccolo vicolo dedicato a Il Passatore
Nel quartiere Canareggio, alla fine di Corso Garibaldi, un gruppo di casette fa da cornice a un vicolo che attualmente porta ad un ponte realizzato di recente. Si tratta del vicolo del passatore. Non so quanti si sono chiesti chi fosse questo personaggio, inserito nella toponomastica adriese. Il vicolo non è certo dedicato a Stefano Pelloni, detto il Passatore Cortese, brigante che terrorizzò la Romagna verso metà dell’Ottocento. In comune con Pelloni il nostro Passatore ha solo il mestiere e cioè colui che conduceva la barca per passare da una riva all’altra di un corso d’acqua. In un certo senso il vicolo è dedicato alla famiglia Vettorello che, per generazioni, traghettò la barca tra l’argine destro del Canalbianco e la sponda sinistra, poiché, in quella zona, non esistevano ponti.
Una famiglia dedita all’attività di passatore
Il primo fu Vicenzo, detto Cencio, che traversava con la sua barca in quel posto già dalla seconda metà dell’Ottocento. Continuò, poi, l’attività il figlio Luigi che la lasciò in eredità al figlio Pietro (detto Piero), chiamato anche Tululù, il Passatore. Durante l’alluvione, nel 1951, Tululù, inoltre, si distinse per avere messo in salvo numerose persone attraversando il Po. La nipote, Maria Gabriella Lopezi Suetzu è ancora oggi molto fiera del servizio prestato alla città di Adria da suo nonno materno Piero Tululù, servizio garantito anche dai suoi genitori Mary Vettorello e Ferdinando Lopezi e anche da lei. Una famiglia, quindi, che ha svolto per decenni un’importante attività a favore della comunità con dedizione e onestà.
Mestieri scomparsi
L’attività di traghettatore come quella di Tululù, il passatore, ad Adria, non esiste più. Come questo sono scomparsi altri mestieri esercitati fino al secolo scorso. Visto che Adria ha un legame particolare con l’acqua, si ricordano, ad esempio, i canaròi, i barcari e i batifango. I primi raccoglievano canne lungo i canali, mentre i secondi trasportavano merce di ogni tipo su barche. I batifango, invece, dovevano sorvegliare gli argini del Po per controllare eventuali cedimenti e probabili fontanazzi.